La psicoterapia per adulti mira alla cura del disagio psichico che ogni essere umano può ritrovarsi ad affrontare in alcuni momenti della sua vita.
La mia idea di psicoterapia per adulti è in primis quella di comprendere come costruire una regolazione emotiva e un terreno di protezione e sicurezza sul quale basare le proprie fondamenta. Le nostre onde emotive sono gestibili e necessitano di essere modulate, in special modo quando ci troviamo di fronte ad un mondo che è difficilmente modificabile. Riappropriarsi di sé e utilizzare il proprio corpo come un buon alleato che ci manda dei segnali preziosi su come stiamo è una risorsa che è alla base della nostra sicurezza. Questo lo troviamo molto spesso nell’attacco di panico o nei disturbi d’ansia, dove la mente cerca di controllare l’esterno attraverso la rimuginazione (pensiero continuo) per diminuire l’ansia ma dove in realtà non fa che provocarne l’aumento.
Ogni sintomo ha la sua storia e la sua motivazione, nello spazio terapeutico vi è l’invito a recuperare un filo rosso tra le parti presenti e quelle parti rimaste intrappolate nel passato senza che vi sia un filo conduttore con l’esperienza presente, a volte a causa di traumi sia relazionali sia di eventi catastrofici(PTSD). Lo scopo della psicoterapia per adulti è quello di portare la persona adulta a sviluppare ed intensificare un dialogo interno passando dal corpo, dalle emozioni e dalle convinzioni su di sé per riappropriarsi della propria scena, potendo così passare in un clima di sicurezza dall’essere spettatori al diventare attori della propria esistenza.
Le aree d’intervento della psicoterapia per adulti
Disturbi dell’umore
Sono un insieme di sindromi chiamati anche “disturbi affettivi” nei quali il paziente vive una grave alterazione del tono dell’umore. Per poter parlare di disturbi dell’umore è necessario che l’alterazione sia duratura nel tempo, che interferisca sulle normali funzioni sociali e lavorative della persona. La cura dei disturbi dell’umore, come depressione o disturbo bipolare, prevede in genere trattamenti farmacologici e non farmacologici. In alcuni casi risulta necessario un ricovero ospedaliero.
I sintomi che si presentano sono:
- umore depresso caratterizzato da sentimenti di tristezza e vuoto, spesso accompagnati da irritabilità.
- cambiamenti nell’appetito, il quadro più tipico è la perdita di appetito ma a volte il cibo può essere utilizzato come fonte di conforto o nel tentativo di riempire la sensazione di vuoto.
- perdita di interessi, diventa difficile trarre piacere da qualsiasi cosa, la perdita di interesse e di piacere nella vita rendono drammaticamente faticoso lo svolgimento di attività che, prima dell’esordio del disturbo, provocavano piacere.
- disturbi del sonno caratterizzati da una diminuzione del sonno accompagnato da continui risvegli o difficoltà ad addormentarsi. Di contro potrebbe verificarsi un aumento del sonno, trascorrendo gran parte della giornata dormendo o allungando le ore di sonno durante la notte.
- Perdita di energia, sensazione di stanchezza e di esaurimento, nei casi più critici si può verificare un’importante difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane, quali lavarsi, vestirsi…
- Senso di agitazione o di rallentamento
- Sentimenti di autosvalutazione o di colpa, caratterizzati da bassa autostima, rabbia verso se stessi, sensazione di inutilità o percezione di sé come cattivi individui.
- Difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni
- Ideazioni suicidarie, compaiono quando il livello di disperazione è estremamente alto. Nelle fantasie di suicidio si può programmare quando, dove e come compiere tale gesto. In questo caso è fondamentale condividere con il proprio terapeuta questo pensiero e contattarlo immediatamente.
Attacco di panico
L’ansia di per sè non è un fenomeno anormale. Si tratta di un’emozione di base, che comporta uno stato di attivazione dell’organismo. Si attiva quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa.
Nella specie umana l’ansia si traduce in una tendenza immediata all’esplorazione dell’ambiente. Vi è la ricerca di spiegazioni, rassicurazioni e vie di fuga. Nonchè in una serie di fenomeni neurovegetativi come l’aumento della frequenza del respiro, del battito cardiaco (tachicardia), della sudorazione, le vertigini, ecc.
Tali fenomeni dipendono dal fatto che l’organismo in ansia ha bisogno della massima energia muscolare a disposizione, per poter scappare o attaccare. Si scongiura così il pericolo garantendosi la sopravvivenza.
L’ansia, quindi, non è solo un limite o un disturbo, ma costituisce un’importante risorsa.
È una condizione fisiologica, efficace in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta migliorando le prestazioni. Quando l’attivazione del sistema di ansia è eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni, però, siamo di fronte a un disturbo d’ansia. Questo può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni.
Le persone che ne soffrono tendono ad avere paura di cose particolari delle quali di solito non hanno paura gli altri. Possono avere paura di cose che loro stessi non temevano in passato. Oppure hanno paura in modo esagerato di cose che normalmente tendono a metterci in allerta, ma non a spaventare tanto da scappare o evitare di entrarci in contatto.
I disturbi d’ansia conosciuti e chiaramente diagnosticabili sono i seguenti:
- Fobia specifica (aereo, spazi chiusi, ragni, cani, gatti, insetti, ecc.)
- Disturbo di panico e agorafobia (paura di stare in situazioni da cui non vi sia una rapida via di fuga)
- Disturbo ossessivo-compulsivo
- Fobia sociale
- Disturbo post-traumatico da stress
- Disturbo d’ansia generalizzata
- Claustrofobia
PTSD
La parola trauma deriva dal greco e significa danneggiare, ledere, contiene inoltre un duplice riferimento a una ferita con lacerazione e agli effetti di uno shock violento sull’insieme dell’organismo. Originariamente di pertinenza delle discipline medico-chirurgiche, durante il XVIII sec. il termine è stato usato in psichiatria e psicologia clinica per indicare l’effetto soverchiante di uno stimolo sulle capacità dell’individuo di farvi fronte.
Esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche a cui può andare incontro una persona nel corso della vita. Esistono i “piccoli traumi” o “t”, ovvero quelle esperienze soggettivamente disturbanti che sono caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente intensa. Si possono includere in questa categoria eventi come un’umiliazione subita o delle interazioni brusche con delle persone significative durante l’infanzia. Accanto a questi traumi di piccola entità si collocano i traumi T, ovvero tutti quegli eventi che portano alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care. A questa categoria appartengono eventi di grande portata, come ad esempio disastri naturali, abusi, incidenti etc.
Nel nuovo DSM-5 la diagnosi dei Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti è l’unica a tenere in considerazione fra i criteri diagnostici l’aspetto eziologico, il trauma appunto. Tra questi il Disturbo reattivo dell’attaccamento, il Disturbo da impegno sociale disinibito, il Disturbo da stress post-traumatico (PTSD), il Disturbo da stress acuto, i Disturbi dell’adattamento e altri due disturbi con altra o senza specificazione.
In particolare per lo sviluppo di un PTSD (DSM-5; APA, 2013) è necessario che :
- La persona sia stata esposta a un trauma, quale la morte reale o una minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale (criterio a) facendo un’esperienza diretta o indiretta dell’evento traumatico oppure venendo a conoscenza di un evento traumatico violento o accidentale accaduto ad un membro della famiglia o ad un amico stretto. Traumatica è anche l’esposizione ripetuta o estrema a dettagli crudi dell’evento traumatico come ad esempio succede ai primi soccorritori che raccolgono resti umani o agli agenti di polizia ripetutamente esposti a dettagli di abusi su minori.
- Sintomi intrusivi correlati all’evento traumatico insorgano dopo l’evento traumatico,(criterio b):ricordi, sogni, flashback che possono portare alla completa perdita di consapevolezza dell’ambiente circostante. Può esserci intensa o prolungata sofferenza psicologica e reattività fisiologica in risposta a trigger che simboleggiano o assomigliano al trauma.
- Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento traumatico che viene messo in atto dopo l’evento traumatico (criterio c). Interessa sia fattori interni come ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento traumatico, che fattori esterni quali persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti e situazioni che possono suscitare ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento traumatico.
- Alterazioni negative di pensieri ed emozioni associate all’evento traumatico si manifestano dopo l’evento traumatico (criterio d). La persona può non ricordare qualche aspetto importante dell’evento traumatico, sviluppare persistenti ed esagerate convinzioni o aspettative negative su se stessi, gli altri, o sul mondo. Possono manifestarsi pensieri distorti e persistenti relativi alla causa o alle conseguenze dell’evento traumatico che portano a dare la colpa a se stessi oppure agli altri. Si può inoltre sperimentare uno stato emotivo negativo e provare sentimenti persistenti di paura, orrore, rabbia, colpa o vergogna, una marcata riduzione di interesse o partecipazione ad attività significative, sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri o incapacità di provare emozioni positive come felicità, soddisfazione o sentimenti d’amore.
- Marcate alterazioni dell’arousal e della reattività associati all’evento traumatico si manifestano dopo l’evento traumatico (criterio e) come comportamento irritabile ed esplosioni di rabbia (con minima o nessuna provocazione) tipicamente espressi nella forma di aggressione verbale o fisica nei confronti di persone o oggetti, comportamento spericolato autodistruttivo, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme, problemi di concentrazione, difficoltà relative al sonno come difficoltà nell’addormentarsi o nel rimanere addormentati oppure sonno non ristoratore.
- La durata delle alterazioni descritte è superiore ad 1 mese (criterio f).
- Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti (criterio G).
- Il disturbo non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza come ad esempio farmaci o alcol o a un’altra condizione medica (criterio H).
Perché affidarsi allo psicologo
Poter avere uno spazio di accoglienza in un rapporto di fiducia e alleanza può rispondere al bisogno di ascolto, comprensione, consapevolezza per ritrovare quella luce che a volte viene ad essere offuscata dalle crisi emotive.
Vuoi saperne di più? Contattami via mail o telefonicamente e stabiliremo insieme un percorso terapeutico personalizzato.